Bionda comune


È il gruppo più antico e numeroso, e comprende varietà dotate di frutti con semi e altre senza (apireni). L’epoca di maturazione varia da precoce a tardiva. La maggior parte di loro si adatta alla trasformazione industriale, poiché presenta alta resa in succo e bassi valori di limonina, un composto che se presente in concentrazione elevata conferisce ai succhi un sapore piuttosto amaro.

Biondo comune

Cultivar tipica della vecchia agrumicoltura siciliana e calabrese che comprende diversi cloni tra cui Biondo riccio, Biondo di spina e Biondo nostrale, tutti con frutti più o meno ricchi di semi e di poco pregio. Altri cloni di origine non siciliana e a diffusione locale sono il Biondo di Tursi e il Biondo Staccia (tipici della Basilicata) e il Tardivo di San Vito poco diffuso, solo in Sardegna.

Belladonna

Coltivata un po’ in varie regioni italiane, questa varietà non ha avuto mai particolare diffusione a causa della sua incostanza produttiva. Tuttavia i frutti sono di buona qualità, molto succosi, con pochi semi o del tutto apireni e di gusto gradevole.

Ovale

Mutazione di Biondo comune, è stata la cultivar italiana di maggiore pregio, apprezzata sia per la bontà dei frutti che per l’epoca di maturazione tardiva (maggio inoltrato). Il suo declino è coinciso con l’introduzione della cultivar Valencia, altrettanto tardiva ma migliore sul piano agronomico.

Valencia

Originaria del Portogallo, è la cultivar più diffusa al mondo. Il periodo di raccolta è piuttosto ampio e varia da metà marzo a tutto maggio, inoltre i frutti si conservano bene anche in post-raccolta. La produzione è in prevalenza destinata alla trasformazione industriale poiché i frutti sono pressoché apireni e presentano alta resa in succo. Esistono diversi cloni di Valencia, i più importanti dei quali sono Olinda, Frost, Hughes e Campbell.

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